Che cos’è il disturbo antisociale di personalità
Il disturbo antisociale di personalità, chiamato anche sociopatia, è un modo disfunzionale di comportarsi, pensare e relazionarsi caratterizzato da insensibilità per i diritti degli altri e disprezzo per le leggi e le norme sociali. Chi ne è affetto sviluppa modalità di pensiero e di comportamento basate su manipolazione, sfruttamento, impulsività, menzogna o aggressività senza manifestare alcun rimorso. Il disturbo antisociale di personalità può avere ripercussioni significative in ambito affettivo, sociale e lavorativo, sfociando anche in condotte criminali.
Sintomi del disturbo antisociale di personalità
Il disturbo antisociale di personalità è caratterizzato da almeno 3 dei seguenti sintomi (APA, 2014):
- mancato rispetto delle norme sociali e coinvolgimento in ripetuti comportamenti illegali o passibili di arresto
- menzogne e truffe frequenti, finalizzate a vantaggi personali o al proprio piacere
- impulsività nelle azioni
- aggressività e irritabilità che spesso portano ad aggressioni fisiche
- disinteresse verso la sicurezza propria e altrui
- mancanza di responsabilità, attestata da frequenti fallimenti nel mantenere un lavoro continuativo o nel sostenere obblighi finanziari
- assenza di rimorso e indifferenza per aver offeso, maltrattato o derubato qualcuno.
Il disturbo antisociale di personalità può essere diagnosticato dopo i 18 anni di età in persone che, durante la loro infanzia e prima dei 15 anni, hanno mostrato i sintomi di un disturbo della condotta, che ricadono in una delle seguenti categorie: aggredire persone o animali, vandalizzare proprietà e beni altrui, compiere truffe o furti e infrangere gravemente le regole (APA, 2014).
Come riconoscere il disturbo antisociale di personalità
Gli individui con disturbo antisociale di personalità tendono ad avere difficoltà nel mostrare empatia, nel rispetto per gli altri e i loro diritti e nel prendersi cura di qualcuno. Possono avere un’autostima eccessivamente alta con pensieri e comportamenti cinici e arroganti: ad esempio, ritengono che il lavoro che svolgono non sia alla loro altezza, non temono le forze dell’ordine e si giudicano più furbi degli altri.
È comune che sfruttino gli altri per convenienza personale o puro piacere, senza tenere conto di sentimenti, desideri e diritti altrui, mostrandosi indifferenti al dolore e ai danni causati. Infrangono regolarmente leggi e norme socialmente condivise. Possono perpetrare atti punibili con l’arresto, che vengano effettivamente arrestati o no, distruggendo beni altrui, vessando, derubando e ricorrendo a truffe. Tendono a giustificare, razionalizzare il proprio comportamento, colpevolizzare le proprie vittime per essere “troppo stupide” o per essersi meritate la propria sorte, ridimensionando i danni arrecati con le proprie azioni.
L’impulsività di chi ha un disturbo antisociale di personalità si riscontra nella difficoltà a pianificare o prevedere le conseguenze del proprio agire, con decisioni prese in modo improvviso: abbandonano precipitosamente e senza preavviso il posto di lavoro, interrompono frequentemente relazioni sentimentali e cambiano spesso residenza. Possono sembrare irritabili e scatenarsi in modi verbalmente o fisicamente offensivi e lesivi, anche nei confronti di coniugi e figli. Manifestano disprezzo per la sicurezza propria e altrui, ad esempio guidando costantemente ad elevata velocità, in stato di ebbrezza o di intossicazione, adottando comportamenti sessuali a rischio, assumendo sostanze, maneggiando con noncuranza armi o trascurando i figli nelle loro esigenze di sussistenza, cura in caso di malattie e igiene.
Gli individui con disturbo antisociale di personalità presentano un maggiore rischio di morte prematura per cause violente, come incidenti stradali, suicidio e omicidio (APA, 2014).
Sono spesso irresponsabili dal punto di vista lavorativo, affettivo, economico ed incapaci di provvedere alla famiglia o onorare i propri debiti.
Disturbi associati al disturbo antisociale di personalità
La maggior parte degli individui con disturbo antisociale di personalità soffre anche di disturbo da uso di sostanze (Regier et al., 1990). Altri disturbi associati sono il disturbo del controllo degli impulsi, disturbi dell'umore, disturbi d'ansia, disturbo da gioco d'azzardo, disturbo da deficit di attenzione/iperattività e disturbo borderline di personalità (APA, 2014).
Come si cura il disturbo antisociale di personalità
Gli individui con disturbo antisociale di personalità raramente cercano aiuto da soli, a causa della scarsa consapevolezza della propria patologia e dei suoi effetti su se stessi e sugli altri. Se chiedono aiuto professionale, lo fanno per curare disturbi concomitanti o per mitigare gli effetti di condanne pendenti. Sebbene entrino spesso in contatto con il sistema di giustizia penale, la ricerca suggerisce che detenzione e altre misure punitive sono in gran parte inefficaci, poiché chi soffre di questa condizione solitamente non risponde alla punizione (De Brito et al., 2013).
Le opzioni di trattamento psicoterapico mirano a lavorare su sintomi specifici per attenuare la gravità del disturbo.
La psicoterapia cognitivo comportamentale
La terapia cognitivo comportamentale (CBT) offre strumenti utili per acquisire consapevolezza e modificare modelli di pensiero disfunzionali, in grado di influire sui comportamenti antisociali. Un individuo con disturbo antisociale di personalità, ad esempio, può ritenere il proprio comportamento aggressivo appropriato in alcuni contesti sociali. Sfidando questo pensiero con la CBT, può rendersi conto che il modo in cui si risponde agli altri non solo è indesiderabile, ma anche dannoso o pericoloso per la vita.
La psicoterapia dialettico comportamentale
La terapia dialettico comportamentale è un trattamento di tipo cognitivo comportamentale che allena le persone con disturbo antisociale di personalità a regolare le proprie emozioni in modo che i loro processi di pensiero siano basati sulla realtà. Aiuta ad aumentare la tolleranza per i sentimenti angoscianti e a gestirli in modo più efficace.
La terapia familiare
La terapia familiare è un approccio che sostiene tutti i membri del nucleo familiare nella condivisione emotiva e dell'impatto dei comportamenti del paziente sugli altri componenti della famiglia. L’obiettivo è aiutare tutti a capire cosa sta succedendo e a sentirsi visti, ascoltati e sicuri nel garantire che i propri bisogni individuali siano soddisfatti.
Trattamento in comunità terapeutiche
Ulteriori strategie di trattamento comprendono l’inserimento presso comunità terapeutiche specializzate, talvolta previste all’interno degli stessi circuiti penitenziari, in cui le persone affette da disturbo antisociale di personalità vivono la dimensione del gruppo terapeutico per comprendere l’impatto delle proprie azioni e come soddisfare i propri bisogni attraverso modalità socialmente accettabili.
Terapia farmacologica
Sebbene non esistano farmaci tipicamente utilizzati per trattare il disturbo antisociale di personalità, alcuni possono essere utilizzati per affrontare i disturbi concomitanti, come antidepressivi, antipsicotici e stabilizzatori dell’umore.
Perché si sviluppa il disturbo antisociale di personalità
Le cause del disturbo antisociale di personalità restano tuttora sconosciute, tuttavia molti studi hanno riscontrato una significativa responsabilità genetica, rilevando nei consanguinei di persone con disturbo antisociale di personalità un rischio aumentato di sviluppare la stessa patologia (APA, 2014; Douglas et al., 2011). Anche fattori ambientali, come esperienze infantili avverse (abusi fisici, sessuali, abbandono e violenza assistita) e la presenza di diagnosi infantili di disturbo da deficit di attenzione e iperattività, disturbo oppositivo provocatorio e disturbo della condotta influenzano la comparsa di comportamenti antisociali ricorrenti in età adulta (DeLisi et al., 2019).
Esordio, sviluppo e decorso
Il disturbo antisociale di personalità presenta una prevalenza maggiore nella popolazione maschile con annesso disturbo da uso di alcol e di sostanze, e si associa frequentemente a fattori socioeconomici e socioculturali, come stato di indigenza e migrazione. Ha un andamento cronico e i suoi sintomi tendono ad attenuarsi con l’aumentare dell’età anagrafica (APA, 2014). Può essere diagnosticato solo a partire dai 18 anni.
Bibliografia
- American Psychiatric Association (2014). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Quinta Edizione, Raffaello Cortina Editore.
- De Brito, S.A., Viding, E., Kumari, V., Blackwood, N., Hodgins, S. (2013). Cool and hot executive function impairments in violent offenders with antisocial personality disorder with and without psychopathy. PLoS One. 8(6):e65566. doi:10.1371/journal.pone.0065566
- DeLisi, M., Drury, A.J., Elbert, M.J. (2019). The etiology of antisocial personality disorder: The differential roles of adverse childhood experiences and childhood psychopathology, Comprehensive Psychiatry, Volume 92, Pages 1-6, ISSN 0010-440X,
https://doi.org/10.1016/j.comppsych.2019.04.001. - Douglas, K., Chan, G., Gelernter, G., Arias, A.J., Anton, R.F., Poling, J. _et al._5-HTTLPR as a potential moderator of the effects of adverse childhood experiences on risk of antisocial personality disorder
Psychiatr Genet, 21 (5) (2011), pp. 240-248 - Regier, D.A., Farmer, M.E., Rae, D.S., et al: Comorbidity of mental disorders with alcohol and other drug abuse. Results from the Epidemiologic Catchment Area (ECA) Study. _JAMA_ 264(19):2511-2518, 1990. PMID: 2232018.